Autobiografia giovanile - Cap. 27 - Un periodo di passaggio

 Nel 1974-1975 proseguiva l'attività dei gruppi extraparlamentari di sinistra nati tra la fine degli anni Sessanta e gli inizi dei Settanta. Come il Partito di unità proletaria (Pdup), Avanguardia Operaia (Ao), il Movimento studentesco (Ms), Lotta continua (Lc), per citare solo i principali. La loro presenza era sentita sia nella scuola sia nel mondo del lavoro. 

Pur continuando a partecipare alle attività di Cl (frequentare l'oratorio, recitare lodi, vespri e compiete, andare a messa, partecipare a riunioni tra studenti denominate "raggi"), fin dalle prime settimane di liceo iniziai a presenziare alle iniziative studentesche promosse dai compagni di sinistra. Durante un intervallo a scuola, io e altri membri di Cl mettemmo a cantare e a fare un girotondo. Nell'arco di pochi minuti venimmo accerchiati da altri studenti curiosi, e dai militanti di sinistra, che cominciarono a prenderci in giro gridando "Nerone, Nerone, Nerone"

Qualche giorno dopo, un ragazzo di quarta che aveva notato il mio interesse verso le attività del Comitato Autonomo Einstein (l'organismo unitario che si era riuscito a mantenere all'Einstein dopo la sterzata impressa dal preside Enrico Giorgiacodis), mi prese in disparte. Cominciammo a passeggiare per il corridoio antistante la mia classe, situata al piano rialzato dell'istituto. Questo compagno, che era iscritto alla Federazione Giovanile Socialista (Fgsi) mi parlò male di Cl e mi fece contare quanto le mie idee avevano molto in comune con le loro. I suoi discorsi, inoltre, trovarono un terreno favorevole nel disappunto che avevo cominciato nutrire verso Cl per il fatto che non aderisse alle manifestazioni organizzate dagli altri movimenti, perfino quando le motivazioni potevano essere condivise. Mi chiedevo se questa scelta fosse una causa o un effetto degli atti di intolleranza compiuti da alcuni gruppi di sinistra contro gli aderenti a Cl. Al vicino liceo classico Berchet i ciellini erano stati fatti bersaglio di biglie e bulloni. Mi era stato raccontato che all'istituto tecnico Feltrinelli, un mio amico ciellino, robusto e alto come un armadio, era stato addirittura sollevato di peso e spintonato davanti a un picchetto. Nonostante condannassi questi episodi, non me la sentivo di difendere fino in fondo il movimento religioso in cui avevo praticamente vissuto per i due anni precedenti.

Nello stesso periodo, come conseguenza dell'esternazione di questo disappunto e della mia simpatia verso gli ambienti di sinistra, i miei rapporti con gli amici dell'oratorio erano cominciati a cambiare. Una volta venni a sapere che i genitori di alcuni ciellini che frequentavano la mia scuola si erano lamentati perché, durante un'assemblea di genitori, mi avevano sentito protestare con gli studenti di sinistra e definirmi un "cristiano per il socialismo". Con il passare delle settimane, mi trovai sempre più d'accordo con il ragazzo di quarta della Fgsi e gli altri compagni aderenti agli altri gruppi extraparlamentari di sinistra, ma anche al Federazione Giovanile Comunista (Fgci) su questioni come l'agibilità politica a scuola e la solidarietà con i lavoratori. 

Ciononostante, dopo Natale partii con la comunità per passare il capodanno a Cavi di Lavagna. La breve vacanza era rivolta principalmente ai ragazzi e alle ragazze delle medie ed era organizzata insieme alla comunità della parrocchia Sant’Andrea, non distante dalla nostra. Anche se frequentavo già liceo potei partecipare lo stesso come uno dei ragazzi più grandi che seguivano i più piccoli, anche se non avevo nessuna responsabilità particolare se non quella di dormire nella stessa stanza con due fratelli che andavano ancora alle medie. A quella vacanza partecipava anche una ragazza della mia età che frequentava l’oratorio Sant’Andrea e con la quale ero diventato amico in occasione di “scambi di visite” fra le nostre due comunità. Di queste ne ricordo in particolare una, avvenuta ancora mentre frequentavamo le terza media, in cui, un sabato pomeriggio, noi dell’oratorio Vigentino andammo in quello di Sant’Andrea. Non so perché ma io li raggiunsi da un’altra parte di Milano dove ero dovuto andare. Ricordo che ero partito da Piazza Piola con la 90 ed arrivai all’oratorio Sant’Andrea che gli altri miei amici erano già lì. Nel vedermi, una ragazza più grande, sorella di quel ragazzo con cui io e il mio migliore amico eravamo finiti mesi prima nel giardino della scuola media Toscanini, mi accolse abbracciandomi. Fu forse in quella visita a Sant’Andrea che conobbi quella mia coetanea e che diventammo amici anche grazie alla comune passione per la chitarra. Poi credo che abbia anche lei partecipato alla vacanza per i ragazzi delle medie a Penia.

Riccardo Cervelli 14 anno 14yo
Io a Cavi di Lavagna fra la fine del 1974 e l'inizio del 1975

Ebbene, durante la vacanza a Cavi di Lavagna ci ritrovammo e passammo diversi momenti insieme, anche per suonare la chitarra. La notte di capodanno, quando arrivò l’ora di rientrare nelle stanze, ricordo che l’accompagnai alla sua e che ci scambiammo un bacio innocentissimo e veloce sulle labbra ma che mi fece venire le farfalle nello stomaco. Non era la prima volta che baciavo una ragazza sulle labbra. Era già successo una volta l'anno prima a casa dell'amica che teneva il diario durante una sua festa di compleanno. Nel corso del gioco della bottiglia era successo che io e una ragazza di un paio d'anni più piccola, che conoscevo di vista da sempre, perché abitava nel mio condominio, ma non ci eravamo mai frequentati, dovemmo "pagare una penitenza": il gruppo decise per un bacio sulla bocca. Ricordo che l'idea, almeno a me, non dispiacque Ci demmo un bacio sulle labbra rapidissimo. Ma per me fu come avere compiuto un rito di passaggio. Per tornare alla mia amica di Sant'Andrea, il bacio che ci scambiammo sulla soglia della sua stanza a Cavi di Lavagna fu un'altra cosa, perché eravamo molto amici e credo che ci fosse un po' di "chimica" fra noi. Sempre in quei giorni le ho scattato una foto in un angolo all'esterno della struttura che ci accoglieva. Sicuramente è stata la prima volta che ho scattato una foto a una ragazza sola, per poterla tenere come ricordo. Nella foto lei posa con un atteggiamento tranquillo e con sguardo dolce da amica o quasi sorella.

Il 10 gennaio 1975 compii 15 anni. In quel momento mi sentii essere diventato particolarmente grande, più ancora che all'inizio delle superiori. So che andavo anche un po' vantandomi presso i miei amici per avere compiuto 15 anni.

Il 23 marzo, domenica delle Palme, partecipai al Giubileo con la Comunità del Vigentino e gli studenti milanesi di Cl. Ci recammo a Roma con un treno speciale, visitammo la basilica di San Pietro, e in piazza San Pietro vidi passare, a pochi metri da noi, Paolo VI. Mi sembra che il Papa, arrivando seduto su una portantina, ci benedisse con un ramoscello d'olivo. La cerimonia religiosa durò alcune ore, e per me fu un tormento. In serata partecipammo a una manifestazione all'interno del salone della Conferenza episcopale italiana e poi riprendemmo il treno. Durante il viaggio stetti per qualche ora seduto vicino all’amica che teneva il diario, e amica della mia fidanzatina. Per un po' riposai anche con la testa sulle sue ginocchia, provando un vago senso di eccitazione fisica, anche se per me era e doveva restare solo un’amica. Non so se quel turbamento, o qualche altro sentimento, venisse provato anche da lei in quel momento. 

Ad una certa ora entrò nello scompartimento un sacerdote, una figura importante nel movimento (si chiamava Don Negri, ma non sono sicuro se sia lo stesso che anni più tardi divenne vescovo). Disse che io dovevo cercarmi un scompartimento occupato da maschi. Siccome non ne trovai uno in cui ci fosse un posto libero per me, arrabbiato decisi di trascorrere il resto del viaggio notturno sdraiato sul pavimento di un corridoio. La rabbia per dover adattarmi a quella sistemazione, a causa della decisione di dividere rigidamente gli scompartimenti per sesso, con il passare delle ore si trasformò in un senso di ostilità per quei ragazzi con cui cominciato a ritenere di aver più molto da spartire.

Il 16 aprile 1975 uno studente neofascista, Antonio Braggion, uccise Claudio Varalli, un ragazzo che frequentava un istituto tecnico per il turismo milanese. Braggion sparò a Claudio in seguito a una discussione scoppiata mentre i compagni stavano distribuendo dei volantini. Questa, almeno, fu la versione che circolò presso di noi in quel periodo. La mattina del 17 aprile, furono organizzati picchetti davanti a tutte le scuole superiori di Milano e migliaia di studenti si riversarono per le vie della città. Io mi unii al corteo formato dagli studenti del mio liceo e di altre scuole vicine. Insieme a me venne il mio compagno di classe amico di infanzia. Lui non mi stava seguendo nel mio avvicinamento agli studenti di sinistra, però quella mattina decise di venire con noi.

Verso mezzogiorno, io e il mio amico ci staccammo dal corteo per tornare a casa. Non ricordo esattamente se prendemmo il tram numero 30 in piazza della Repubblica o in Porta Venezia. Quando il mezzo arrivò all'altezza di piazza Cinque Giornate, comunque, vedemmo alcune centinaia di ragazzi correre e decidemmo di unirci a loro. Non sapevamo che si dirigevano in corso Ventidue Marzo per raggiungere via Mancini e assaltare la sede del Movimento sociale italiano. A un certo punto ci trovammo anche noi in corso Ventidue Marzo, dove la massa continuava a correre avanti e indietro. Quindi ritornammo in piazza Cinque Giornate e da lì vedemmo arrivare a sirene spiegate una colonna di jeep e camion dei Carabinieri. Più tardi seppi che uno di quegli automezzi, proprio dove pochi minuti prima eravano stati io e Roberto, aveva schiacciato con una ruota la testa di Gianni Zibecchi, un militante del Comitato antifascista di Porta Vittoria. Probabilmente quel ragazzo lo avevo visto diverse volte fare picchetto all'ingresso della nostra scuola. Il giorno dopo, invece, riconobbi nelle foto sui giornali un altro ragazzo, immortalato mentre piangeva vicino al corpo esanime di Zibecchi. (Questo compagno sarà, sei anni più tardi, coimputato con me in un processo che subii con le accuse di occupazione abusiva, interruzione di pubblici servizi e porto di armi improprie e da cui uscii assolto con formula piena). Il giorno successivo, il 18 aprile, morirono altri due ragazzi nel corso di scontri con la polizia, a Firenze e a Roma. 

Riccardo Cervelli 15 anni 15yo
Io in una foto scattata da un fotografo a 15 anni

In quel periodo, nonostante non stessi più insieme alla fidanzatina con cui mi ero messo in autunno, continuava la mia amicizia con le sue tre migliori amiche. Nelle giornate di sole, ogni tanto feci delle lunghe passeggiate nei campi  con quelle ragazze. A volte ci sdraiavamo sull'erba formando un quadrato. Ognuno teneva la testa sulla pancia di un'altro. Quando qualcuno rideva, il suo ventre si sollevava, e spingeva il su la testa di chi ci era appoggiato. E così scoppiavamo tutti a ridere. Un giorno compimmo una lunga passeggiata  solo io e e una di loro. Giunti in un prato vicino a Noverasco, ci sdraiammo al solito modo. Allora provai un forte desiderio sessuale. Mi ricordo che chiesi all’amica se avesse mai visto come era fatto un uomo, o qualcosa del genere. Mi sembra che lei rispose di no alla mia domanda. Ad ogni modo non accadde niente. In quel periodo lei aveva cominciato a piacermi abbastanza. Comunque, nei mesi successivi lei si mise insieme a un altro ragazzo che frequentava la comunità dell’oratorio e che, tra il 1975 e il 1976, fu uno dei miei migliori amici.

Ricordo la primavera e l'estate di quell'anno anche per le serate in cui uscii con il mio migliore amico. Una sera andammo al Parco Ravizza, dove si stava svolgendo una festa organizzata dalla Federazione Giovanile Comunista Italaiana (Fgci) e in cui suonava Angelo Branduardi. Mi portai dietro il mio fedele radioregistratore e registrai il concerto. L'esibizione mi piacque molto. Non eravamo lontani dal palco e vedevamo e sentivamo benissimo. Nei mesi successivi ascoltai molte volte la musicassetta che avevo registrato e imparai a suonare a orecchio alcune canzoni alla chitarra e a cantare tutti testi, che avevo mandato a memoria. La canzone che mi piaceva in assoluto di più era La luna

Nonostante i miei alti e bassi con la comunità di Cl, alla fine del primo anno scolastico del liceo partecipai a una vacanza a Vigo di Fassa sempre con le comunità di Sant'Andrea, Olmi e Baranzate. Mi spiacque non rivedere Liz, la biondina di Baranzate con la quale mi ero fumato diverse sigarette e scambiato qualche sguardo l'anno prima. Di questo viaggio ricordo con piacere molte passeggiate e cordate effettuate sulle Dolomiti. 

Poi arrivò il momento di partire per le vacanze con la mia famiglia.

(puntata aggiornata il 09/05/2022)

(riproduzione riservata - Riccardo Cervelli 2022)


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