I cori al tempo del lockdown

La pandemia da Covid-19 ha creato seri problemi ai cori in moltissimi paesi. Credo che la maggior parte di essi abbia reagito con coraggio e determinazione di andare avanti nonostante le difficoltà imposte dalle misure di distanziamento sociale.

Da mesi vedo cori che propongono sul web (in particolare su social media quali YouTube e Facebook) proprie esibizioni realizzate con i coristi che cantano ognuno da casa propria davanti a una webcam. Ogni volta mi meraviglio per come, nonostante l'isolamento fisico, questi coristi riescano a cantare in perfetta sincronia, sicuramente ben guidati dal loro maestro o direttore. Lo stesso discorso vale per i musicisti che li accompagnano, da pianisti a piccole orchestre formate da alcuni strumenti. 

Sempre sui social, oltre alle esibizioni, vengono mostrati anche brevi documentari realizzati da determinati cori (soprattutto quelli più famosi di voci bianche), che mostrano spezzoni di prove o di didattica a distanza. Spesso questi brevi documentari servono, oltre a gratificare i ragazzi che studiano e provano con gli altri da remoto, anche a testimoniare che le attività di tali cori continuano, che i coristi sono sempre pronti a tornare a esibirsi dal vivo, e che magari sarebbero gradite delle offerte - anche piccole - in denaro per ovviare ai mancati introiti dovuti alle cancellazioni dei concerti in presenza.

Dietro alle prove a distanza e concerti in streaming (con i coristi ognuno da casa propria o in presenza in qualche luogo, con le dovute contromisure anti-contagio) c'è un'attività di innovazione tecnologica e di sua gestione che mi piacerebbe approfondire. Quali strumenti tecnologici servono? Quale formazione è necessaria per chi li utilizza? Quali sono i costi da affrontare? Se qualcuno ha delle risposte, mi piacerebbe che le condividesse con commenti (da me moderati) a questo blog.



Ricomincio dalla filatelia

Da piccolo avevo l'hobby della filatelia. Fra tanti altri. Ma se vedevo un francocollo che mi attirava, gli riservavo una parte dei miei limitati averi. Di solito si trattava di francobolli italiani del periodo del Regno dei Savoia. Qualche volta, oltre che nelle edicole o nei negozi che vendevano ai filatelici, li trovavo su qualche busta che portavo via da qualche casa o fabbrica abbandonata, che negli anni Sessanta e Settanta erano presenti nelle periferie di Milano.

Da adolescente ho un po' lasciato questo interesse, anche se mettevo da parte le cartoline e le buste affrancate che mi capivano sotto mano. Da giovane adulto ho continuato a fare lo stesso. Proprio oggi mi sono capitate sotto mano delle buste affrancate che erano arrivate al mio primo posto di lavoro. Sempre da adulto, francobolli nuovi, buste primo giorno, affrancature particolari hanno iniziato ad essermi regalati dai miei genitori in occasione di Natali e compleanni. In quel periodo ho iniziato anche a dedicarmi più sistematicamente a raccogliere francobolli dedicati ai temi della letteratura (prima perché ero iscritto alla facoltà di Lettere Moderne e poi perché ero un giornalista) e alle telecomunicazioni (ero diventato radioamatore). In occasione di alcuni viaggi all'estero con mia moglie e i miei figli, ho iniziato a visitare sempre gli uffici postali alla ricerca di nuove emissioni su queste tematiche.

Negli ultimi anni ho smesso di acquistare francobolli o altri prodotti filatelici. Ma dai miei, mancati purtroppo nel primo decennio degli anni Duemila, ho ereditato parte delle loro collezioni. E così in questi giorni ho ricominciato a fare ordine fra le raccolte loro e lei mie, che si sono accumulate in raccoglitori e scatole varie. Ho cominciato anche a scannerizzare questo materiale in modo da poterlo archiviare ma averlo sempre a disposizione sotto forma di foto memorizzate nel computer.

Non escludo che, nei prossimi mesi, cercherò di vendere quello che non mi interessa e tenere solo quello a cui sono legato o che ha attinenza con temi che voglio approfondire. In occasione di una mia intervista a Giorgio Bolaffi, uscita sul mensile Espansione a metà del primo decennio degli anni Duemila, sono venuto a sapere da questo grande personaggio che una volta i bambini e i ragazzi imparavano dai francobolli un po' di geografia, storia, progresso tecnico, zoologia e botanica. Allora non c'erano la televisione e internet, e non tutti potevano permettersi giornali, libri e enciclopedie. Ogni nuovo francobollo trovato su una cartolina o una lettera contribuiva ad accrescere la cultura personale e sociale.





Cori di voci bianche: una nuova passione

Ogni tanti anni (e ormai in totale nella mia vita sono diventati 61) inizio a sviluppare o a riprendere interessi e passioni che prima non avevo o avevo messo nel cassetto. Uno nuovo che era nato nel 2006 - come ben sa chi mi conosce da tempo (e magari seguiva online) - è stato quello per il pattinaggio di figura sul ghiaccio. Iniziato perché alcuni parenti erano coinvolti tramite un figlio in questo sport, è proseguito fino al 2014 passando dalla frequentazione di un forum online (Icewire) alla cura di un sito di notizie (Ghiacciofilia.it), dalla realizzazione di video a gare pubblicati su YouTube allo svolgimento dell'incarico di Chief Press Officer per alcune competizioni nazionali e internazionali tenutesi in Italia. Dopo l'ultima di queste, i Mondiali di Pattinaggio Sincronizzato sul Ghiaccio svoltisi a Courmayeur, ho lasciato l'impegno nel mondo del pattinaggio.

Nel 2020, non ricordo più bene come, ho scoperto l'esistenza dei cori di voci bianche maschili (in inglese Boys' Choir; in tedesco Sängerknabenpiccoli cantori in italiano). Fino a quel momento, raramente avevo apprezzato in generale i cori di voci bianche misti. Ad esempio, mi aveva appassionato assistere a un concerto di cori di bambini alla sala Verdi del Conservatorio di Milano nel mese di dicembre 2015 (vedi immagine sotto)

coro di voci bianche

Non è un caso che quel concerto si sia tenuto in dicembre poiché buona parte dei repertori dei cori di voci bianche sono costituiti da canti natalizi: e il periodo dell'Avvento, di Natale e di Capodanno è in assoluto quello in cui si svolge la maggior parte dei concerti tenuti sia da cori "di casa" di cattedrali e chiese, sia di cori "in tour" all'estero.

Benché apprezzi le formazioni di voci bianche miste, o anche composte solo da bambine e ragazze, la mia predilezione è per i Boys' Choirs. In genere questi cori sono costituiti solo da bambini dai 7 ai 16 anni, suddivisi in soprani (sopran) e contralti (alto); in altri casi a loro si aggiungono anche coristi giovani e adulti con voci di tenore e baritono. A volte, anche i cori composti solo da bambini, preadolescenti e adolescenti prevedono la partecipazione saltuaria di coristi più grandi, con il risultato di bellissime armonie di voci squillanti e più profonde.

Credo che in assoluto in primo coro di bambini maschi da me scoperto sia stano il plurisecolare Wiener Sängerknaben, meglio conosciuto nel mondo come Vienna Boys' Choir (in Italia qualcuno lo conoscerà come Piccoli Cantori di Vienna). Questo coro, che come ho accennato ha una lunghissima storia, esegue sia musica classica che musica tradizionale (folk), con uno stile che presuppone la conoscenza e la preparazione nel canto classico (o "bel canto"). Non è un caso che il Wiener Sängerknaben, composto in realtà da quattro cori diversi, si esibisca spesso in concerti con orchestre sinfoniche, sia in occasione del Concerto di Capodanno di Vienna (trasmesso in tutto il mondo) sia in altre occasioni, compresa la registrazione di album.

Subito dopo ho avuto modo di conoscere un coro, sempre di voci bianche maschili, di stampo decisamente diverso: Libera. Questo coro londinese è in realtà una trasformazione, avvenuta fra gli anni Novanta e Duemila del preesistente St. Philip's Boys Choir. Già negli ultimi anni con questo nome, sotto la guida del compositore e arrangiatore Robert Prizeman, il coro aveva inaugurato uno stile di canto più moderno, quasi pop e con un particolare accompagnamento musicale realizzato con tastiere elettroniche, batteria, flauto e archi. In alcune interviste, i ragazzi di Libera stessi hanno affermato di sentirsi più "band" che "coro" in senso classico. Anche loro, comunque, si cimentano in musiche prese dal repertorio classico e degli inni natalizi, ma, a differenza del Vienna Boys' Choir, interpretano più spesso  musiche originali (composte da Prizeman) e brani destinati ad essere utilizzati in colonne sonore di film.

Per concludere questo primo articolo sui cori di voci bianche maschili, è giusto sottolineare che Libera e i Vienna Boys' Choir sono forse solo i due diventati più famosi nel secolo scorso e nei primi due decenni di questo. Ma ce ne sono decine, forse centinaia di altri, che ho scoperto subito dopo e che ho aggiunto alla lista di quelli che cerco di seguire: solo per fare alcuni nomi, segnalo il francese Les Petits Chanteurs à la Croix de Bois (PCCB), lo spagnolo Escolania Montserrat, il russo Moscow Boys' Choir DEBUT, i  tedeschi Dresdner Kreuzchor, Thomanerchor LeipzigTölzer Knabenchor, gli svizzeri Zürcher Sängerknaben e St. Florianer Sängerknaben, gli inglesi Saint Paul Cathedral ChoirBath Abbey Boys Choir and Lay-Clerks e Choir of King’s College Cambridge, l'israeliano The Yeshiva Boys Choir, e gli americani American Boychoir e The Georgia Boy Choir. Mi scuso, per ora, dei tantissimi altri che non ho citato solo per motivi di spazio e di tempo, che già conosco o conoscerò in futuro. Compresi quelli attivi in Italia, che finora ho avuto poca occasione di scoprire. Penso, comunque, che nel nostro paese siano più diffusi i cori di voci bianche misti, spesso legati importanti conservatori, teatri e chiese.

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