Uscito il mio ultimo articolo sul Giornale su Takeda

 Nonostante la mia attività lavorativa si sia spostata sempre più sull'insegnamento, come docente per supplenze temporanee in una scuola secondaria di primo grado e in una primaria dello stesso istituto comprensivo, non ho smesso di scrivere.

Ieri, 29 marzo 2022 è uscita su Il Giornale una mia intervista a due top manager dell'azienda biofarmaceutica Takeda Italia, consociata di uno dei più importanti gruppi farmaceutici mondiali focalizzato soprattutto sulla ricerca di soluzioni terapeutiche per le malattie rare

Come riporto nell'articolo, in Europa, con il termine "malattie rare" si intendono quelle patologie che colpiscono fino a 5 persone ogni 10.000. In Italia ne risulterebbero affette circa due milioni di individui. Molto incerto il numero di malattie rare censite nel mondo: a seconda delle fonti si oscilla fra 5.000 e 8.000. Quello che preoccupa particolarmente è il fatto che - a quanto sostengono gli esperti - solo l'1% di queste patologie ha una terapia specifica a disposizione.

Da quanto ho ricavato dalla mia intervista, Takeda è una delle aziende che hanno fatto maggiormente propria la missione di cercare soluzioni per i cosiddetti "unmet medical needs", i "bisogni medici non soddisfatti". Fra le malattie rare su cui la multinazionale si sta più concentrando si segnalano quelle che possono trarre vantaggio dai farmaci plasmaderivati, i quali sfruttano molecole derivate da complessi e innovativi processi di lavorazione di una materia prima preziosissima e limitata: il sangue umano donato da volontari. 

A Rieti e a Pisa, Takeda dispone di due stabilimenti molto moderni, che impiegano più di 1.100 persone, i quali fungono da punti di riferimento nazionale e internazionale per l'attività dell'azienda biofarmaceutica nel settore dei farmaci plasmaderivati. 


Il mio articolo uscito su Il Giornale del 29 marzo 2022

Autobiografia giovanile - Cap. 1 - Nascita

 Se fossi stato partorito prima del termine, sarei nato negli anni Cinquanta. Invece posso dire di essere uno dei primi nati negli anni Sessanta. Infatti mia madre Mimma Cusumano, sposata con Nilo Cervelli, giovane bancario,  mi ha dato alla luce alle 00:40 circa del 10 gennaio 1960. Sono nato, insomma, la notte fra un sabato e una domenica. Sarà per questo motivo che, per moltissimi anni, soprattutto a partire dall'adolescenza, il sabato e la notte del sabato hanno sempre rivestito un'importanza particolare per me, al punto da ritenerli quasi sacri?

La mia nascita è avvenuta in una sala parto della clinica ostetrica pubblica Mangiagalli di Milano. All'epoca - e forse anche oggi - era una vera e propria fabbrica di bambini. Basti pensare che trent'anni dopo, in un condomio di Sesto San Giovanni in cui ero andato a vivere con la mia ex moglier Carmen, abbiamo fatto amicizia con un'altra coppia e lui era nato nei miei stessi giorni nella stessa clinica: insomma, ci eravamo già "conosciuti" nella nursery!

Come era d'abitudine in quegli anni, sono stato battezzato subito dopo la nascita. A farmi da padrino e madrina sono stati i miei nonni materni Matteo Cusumano e Carlotta Barbieri. Aggiungerò, nella galleria di questo post (in divenire), alcune scansioni di quelle foto.

Negli anni in cui sono nato, i miei genitori, sposati da pochissimo (mia mamma scherzava dicendo che alcuni pensavano che fossi stato concepito fuori dal matrimonio), erano andati ad abitare in un trilocale in affitto in via Bartolomeo D'Alviano, a Milano, zona Lorenteggio. Il palazzo faceva parte di una serie di edifici identici, noti come la case Grigioni (forse si chiamava così il costruttore). Il nostro appartamentino si trovava al settimo piano. 

Ovviamente del 1960, 1961, 1962 e 1963 non ho ricordi diretti. Quello che so è quanto mi è stato raccontato. Ho invece abbastanza foto di quei primi anni. Foto nelle quali si vede me da lattante, nella prima infanzia, da solo o con mio fratello Cristiano, secondogenito, nato un anno e undici mesi dopo di me. Alcune foto sono state scattate nei nostri primi luoghi di villeggiatura. Da quanto mi è stato raccontato, il mio primo paese delle vacanze è stato Ballabio, in Valsassina, in provincia di Lecco (allora era provincia di Como). Poi, anche con mio fratello, siamo stati a San Fedele d'Intelvi.

Per ora mi limito a postare queste foto di me all'epoca. 

(Riccardo Cervelli - Riproduzione riservata)

Riccardo Cervelli piccolo

Riccardo Cervelli piccolo

Riccardo Cervelli piccolo

Riccardo Cervelli neonato

Riccardo Cervelli piccolo



(riproduzione riservata - Riccardo Cervelli 2022)



Novità professionali di inizio 2022

 Non scrivo su questo blog da diversi mesi. Dalle fine di dicembre molte cose sono cambiate nella mia vita professionale e personale.

Cominciamo dalla vita professionale. Era ormai evidente da molto tempo che lavorare come giornalista  freelance non mi permetteva di guadagnare abbastanza per vivere e contribuire al mantenimento dei miei figli. Da qualche anno, all'attività di collaboratore di un paio di testate, avevo affiancato quella di aiuto allo studio (ripetizioni, home tutoring). Poi qualcuno mi ha suggerito di iniziare a inviare MAD (messe a disposizione) ad alcune scuole.

Nel 2021 ho partecipato al bando ATA di terza fascia, per diventare assistente amministrativo o collaboratore scolastico. All'inizio dell'anno scolastico 2021/2022 ho inviato anche una MAD docente per supplenze di sostegno o posto comune. Dopo mesi di attesa, il 21 dicembre 2021 sono stato chiamato dalla dirigente di un istituto comprensivo situato vicino a casa mia per una supplenza di tre ore in sostituzione di una professoressa di italiano. Ho iniziato così a lavorare nella scuola secondaria di secondo grado e nella scuola primaria come docente per supplenze temporanee per "soli titoli professionali".

Ad oggi ho già svolto diverse supplenze. Il 22 dicembre 2021 è stata la volta di una nella primaria. Poi, ancora, dal 10 al 14 gennaio 2022, ho fatto supplenza alla primaria, ma dalla settimana dopo ho iniziato ad avere una serie di chiamate per sostituzioni - anche di qualche settimana - sia di docenti di sostegno sia di cattedra, in particolare di italiano.

Amora lavorare con i bambini e i ragazzi perché sono molto interessato al discorso educativo e formativo nell'età dello sviluppo. Non abbandono il lavoro giornalistico, anche se non cerco più collaborazioni esterne: mi tengo le poche che ho perché mi permettono di mantenere un minimo di visibilità sul "mercato" e perché mi consentono di occuparmi di argomenti che mi interessano. Ma ora la mia passione è per il mondo della scuola e per altri temi sui quali mi piacerebbe sviluppare nuove sfide professionali.



Autobiografia da adulto - Cap. 11 - Idoneo alle armi

 La vacanza a Vieste, purtroppo, si concluse con un fatto spiacevole. Una sera decidemmo di recarci in un luogo situato sulle pendici di una...