Io e la musica: dallo Zecchino d'oro ai cori

Pubblico questo post in quanto intendo dedicare, sul blog, più spazio a un tema che mi ha accompagnato per quasi tutti i miei sessant'anni di vita circa: la musica.

Ma non la musica tout court: i generi musicali che amo e la mia esperienza personale.

Quanto ai primi, da un anno circa a questa parte, quasi tutto il mio tempo dedicato all'ascolto e alla visione di concerti e di videoclip (oltre che il budget per l'acquisto di CD) si rivolge ai cori di voci bianche, ma soprattutto ai cori di voci bianche maschili. Non che non mi piacciano i cori di voci bianche in generale, con bambini e bambini, ragazze e ragazze, ma subisco il fascino soprattutto dei cori di ragazzi o, in inglese, boys' choirs

Ma per non scrivere un post troppo lungo (mi riservo di farne uno ad hoc), passo a volo d'uccesso sul secondo capitolo: la mia esperienza personale. Premetto subito che non posso essere definito un musicista, in quanto non ho un passato di studi musicali significativi e non ho conseguito titoli di maestro, professore e così via.

Quando avevo pochi anni, ho subito iniziato a innamorarmi di qualche canzone in particolare, ascoltata alla radio dato che non avevamo la televisione in casa. Le prime due canzoni sono state: Il tuo bacio è come il rock di Adriano Celentano e Yellow Submarine dei Beatles. Verso i cinque-sei anni ho iniziato a seguire Lo Zecchino d'oro, il concorso canoro per bambini organizzato dall'Antoniano di Bologna e dalla Rai. Allora miei genitori mi hanno mandato sul palcoscenico del teatro dell'oratorio della chiesa Immacolata Concezione di piazza Frattini, a Milano, a cantare Orazio il cane nello spazio. Ricordo ancora che fu un invio allo sbaraglio, perché dopo un po' di frasi non ricordavo più come andava avanti la canzone. Mio nonno paterno disse che mi si sentiva dalla piazza.

I miei nonni materni, invece, avevano un pianoforte in casa: uno strumento, ricordo ancora, della fine dell'Ottocento. Quando andavamo a trovarli, mi mettevo alla tastiera e ritrovavo le note delle pubblicità del Carosello: avevo orecchio! Della prima elementare, fatta alla scuola di via Scrosati (sotto casa) il pomeriggio (per via dei doppi turno), fra i pochi ricordi nitidi ho quello di quando ci portavano in aula musica a cantare in coro.

Poi sia la mia famiglia che quella dei miei nonni materni si è trasferita nel quartiere Vigentino di Milano. Il pianoforte è arrivato nella mia casa. I miei mi hanno mandato a prendere lezioni da una signora che abitava nel nostro condominio. Avevo allora circa nove-dieci anni. Ma non sopportavo molto la disciplina e non avevo molta costanza. Allora, poi, i bambini potevano giocare tutti i pomeriggi all'aperto, in strada o (nel nostro caso di bambini di periferia) anche nei campi non ancora cementificati. Quindi, dopo un paio d'anni, ho smesso di studiare il piano.

All'età delle medie, con un mio compagno di classe, siamo stati iscritti alla Gioventù Musicale. Tutti i sabati pomeriggio andavamo alla Sala Verdi del Conservatorio ad ascoltare concerti di musica classica. Inoltre, io e lui, siamo stati gli unici due della classe (alla scuola media Luigi Majno di via Commenda, Milano) a frequentare le lezioni di musica - suonando con il flauto dolce - fino alla terza media.

Il periodo della terza media è stato uno di svolta. All'oratorio ho imparato a suonare la chitarra, senza leggere la musica, e sono perfino diventato uno dei chitarristi che accompagnavano il coro durante le messe solenni della domenica (alla chiesa Madonna di Fatima). 

Al liceo sono diventato un'attivista politico. Pian piano ho smesso di suonare le canzoni di chiesa e iniziato a eseguire il classico repertorio di cover amate dai giovani di sinistra dell'epoca: Bob Dylan, Crosby Still Nash & Young, Beatles, Rolling Stones etc., più i tanti cantautori italiani (Francesco Guccini, Edoardo Bennato, Claudio Lolli etc.).

All'età di vent'anni ho smesso improvvisamente di suonare, per dedicarmi al lavoro e a varie altre attività. Poi, nel 1989, mi sono sposato e ho portato nella nuova casa la chitarra, per lasciarla però sempre nella sua custodia. Allo stesso tempo, però, ho iniziato ad ascoltare molta musica, sia classica sia pop e rock. Nel 2004, dopo la separazione, mi sono regalato una chitarra elettrica e un amplificatore. Però non li ho quasi mai utilizzati fino a circa cinque anni fa, quando ho finalmente deciso di riprendere a suonare e studiare strumenti musicali come autodidatta, ma con costanza. Ora mi esercito spesso con la chitarra, la tastiera e - di nuovo - il flauto dolce. Al momento non ho un repertorio, perché non mi interessa tanto saper suonare qualche pezzo, ma saper leggere la musica e prepararmi a suonare qualsiasi cosa. E poi, anche la teoria mi affascina molto.



Qui sopra e in alto, io da adolescente con la chitarra


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