Uscito il mio ultimo articolo sul Giornale su Takeda

 Nonostante la mia attività lavorativa si sia spostata sempre più sull'insegnamento, come docente per supplenze temporanee in una scuola secondaria di primo grado e in una primaria dello stesso istituto comprensivo, non ho smesso di scrivere.

Ieri, 29 marzo 2022 è uscita su Il Giornale una mia intervista a due top manager dell'azienda biofarmaceutica Takeda Italia, consociata di uno dei più importanti gruppi farmaceutici mondiali focalizzato soprattutto sulla ricerca di soluzioni terapeutiche per le malattie rare

Come riporto nell'articolo, in Europa, con il termine "malattie rare" si intendono quelle patologie che colpiscono fino a 5 persone ogni 10.000. In Italia ne risulterebbero affette circa due milioni di individui. Molto incerto il numero di malattie rare censite nel mondo: a seconda delle fonti si oscilla fra 5.000 e 8.000. Quello che preoccupa particolarmente è il fatto che - a quanto sostengono gli esperti - solo l'1% di queste patologie ha una terapia specifica a disposizione.

Da quanto ho ricavato dalla mia intervista, Takeda è una delle aziende che hanno fatto maggiormente propria la missione di cercare soluzioni per i cosiddetti "unmet medical needs", i "bisogni medici non soddisfatti". Fra le malattie rare su cui la multinazionale si sta più concentrando si segnalano quelle che possono trarre vantaggio dai farmaci plasmaderivati, i quali sfruttano molecole derivate da complessi e innovativi processi di lavorazione di una materia prima preziosissima e limitata: il sangue umano donato da volontari. 

A Rieti e a Pisa, Takeda dispone di due stabilimenti molto moderni, che impiegano più di 1.100 persone, i quali fungono da punti di riferimento nazionale e internazionale per l'attività dell'azienda biofarmaceutica nel settore dei farmaci plasmaderivati. 


Il mio articolo uscito su Il Giornale del 29 marzo 2022

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