Autobiografia da adulto - Cap. 6 - Viaggio in Scozia

 Il 1981 non è per me caratterizzato solo dalla importantissima esperienza del primo incontro - sebbene non personalizzato - con il presidente della SGI Daisaku Ikeda.

A poco più di un anno dal mio cambiamento di vita, rispetto al periodo 1975-1979, non tutto era completamente archiviato. Durante un piccolo ritorno all'indietro, ho avuto modo di fare un'esperienza molto significativa. Mi trovavo in via Torricelli, a Milano, vicino al locale La clinica, e stavo suonando la chitarra. A un certo punto mi si avvicina un ragazzo della mia età circa e mi chiede se possiamo suonare un bluen insieme. Lui ha con sè un armonica a bocca. Dopo aver finito di suonare, io inizio a parlargli della mia pratica buddista. Subito lui reagisce dicendo: "Ah! Voi siete i bodhisattva!". Dopo un po' io lo invito a venire ad una nostra riunione. Gli detto un indirizzo, un giorno e un orario. Lui scrive.

Dopo una settimana circa, io mi ero completamente dimenticato di quel ragazzo. Vado a una riunione in casa di un giapponese che vive in una casa di ringhiera in via Vigevano, vicino alla Darsena e al naviglio Grande. A un certo punto si sente bussare e poi entrano nella stanza un gruppo di alcuni ragazzi. Erano il giovane che avevo conosciuto alla Clinica e altri suoi amici.

Nelle settimane successive, lui e gli altri iniziano a praticare e a venire a recitare anche casa del nostro amico che offre casa (per le recitazioni) in via Ripamonti. Con quel ragazzo e altre tre suoi amici, ad agosto, andremo poi in vacanza in auto in Scozia.

Partiamo, come da me suggerito, da casa mia prima dell'alba dopo aver riposato. La mattina presto passiamo la dogana fra l'Italia e la Svizzera senza problemi, nonostante avremmo potuto averne. Trascorriamo la prima notte in Germania, non ricordo se in un campeggio o all'aperto. Poi arriviamo ad Amsterdam. Lì ci accampiamo nel campeggio in cui io ero stato con la mia famiglia nel 1975. Purtroppo, al primo caffé che decidiamo di farci con la moka e un fornellino che avevamo portato dietro, io mi dimentico di mettere l'acqua nella caffettiera e così bruciamo il filtro. Fine dei caffé all'italiana fatti con la moka. Nel campeggio conosciamo un paio di ragazze straniere. Passiamo un po' di tempo con loro. Mi resta impressa la frase di una di loro, secondo la quale il nostro inglese era un po' divertente ("funny". Capisco che all'estero si studia l'inglese più seriamente che in Italia.

Dopo aver passato un paio di giorni, o tre, ad Amsterdam (ed essere stati in alcuni locali e al club Paradise, dove abbiamo assistito a un concerto di Jim Capaldi, ex Traffic), ci trasferiamo a Delft, dove andiamo a trovare dei ragazzi olandesi che i miei amici avevano conosciuto l'estate prima in Grecia. Qui alloggiamo in un caseggiato per giovani, in cui, ad ogni piano, c'erano tanti monolocali e cucine comuni. Poi ci rechiamo a Zeebrugge a prendere il traghetto per Dover, in Inghilterra.

A Londra alloggiamo in un ostello. Qui conosciamo un ragazzo. I miei amici lo invitano a proseguire il viaggio con noi. Io non lo dico, ma non sono d'accordo. Sono geloso dei miei amici e preferirei continuare il viaggio solo fra di noi: io, i due che avevano iniziato a praticare e un loro amico, che non conoscevo e che abitava ad Affori, e che dorme in tenda con me fin dall'inizio del viaggio. Ad ogni modo, non dico nulla e accetto di buon grado che ora siamo in cinque. Alla fine va bene così: ad ogni sosta io continuo a dormire con il ragazzo di Affori e il nuovo amico dorme con gli altri due.

Nel frattempo, mi ero dimenticato di dire che, fin dal passaggio in Svizzera, si era rotto il motorino di avviamento della macchina. E così, dopo ogni volta che la spegnevamo, dovevamo spingerla per farla ripartire. Un giorno, visto che faceva sempre più fatica a ripartire, dobbiamo cercare un meccanico in Inghilterra, Ne troviamo uno gentilissimo, che si offre di ospitarci a dormire in una stanza di una casa semicostruita di sua proprietà. Prima di lasciarci lì scrive su un foglio che ci sta ospitando lui e lo firma. Quindi, se fosse passata la polizia, non avremmo avuto problemi.

Un giorno arriviamo in Scozia. La prima sosta è a Edimburgo. Sebbene i miei amici non siano interessati, un giorno decido di visitare da solo la città. Vado a vedere un museo e poi mi reco sulla collina di un parco da cui si vede tutto il panorama di Edimburgo. Qui incontro tre signore anziane con cui mi intrattengo in una piacevole chiacchierata in inglese.

Nei giorni successivi arriviamo fino a Inverness. Una sera sostiamo, dopo averci fatto una bella bevuta di birra in un pub, sulla riva del lago di Lochness. Io, ubriaco fradicio, guardo verso il lago e sfido il drago a venire fuori. Lungo la strada del ritorno sostiamo in una città sulla riva dell'Oceano Atlantico, dove veniamo massacrati dalle zanzare (moschitoes). Poi ripassiamo da Londra - dove lasciamo il nostro nuovo amico, con cui non ho mai veramente simpatizzato - e torniamo in Olanda. Qui, passiamo un'altra serata al Paradise e poi puntiamo verso l'Italia, dove decidiamo di entrare dalla dogana di Piaggio Valmara, sul lago Maggiore. Alla dogana veniamo fermati a lungo dalla polizia di frontiera. Infine rientriamo a Milano.

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