Posso dire che la maggior parte dei primi ricordi personali iniziano proprio dalla fine dei quattro anni, dopo le vacanze a La Salle.
Quasi tutti riguardano il mio ambiente familiare. Essendo mia madre casalinga e avendo lei deciso di occuparsi direttamente della cura e dell’educazione dei figli, nel corso della prima infanzia, non sono andato né a all’asilo nido né alla scuola materna. Per questo motivo, il processo di conoscenza dell’altro sesso è avvenuto in modo graduale e poco diretto, poiché i pochi bambini che frequentavo, figli di amiche di mia madre che abitavano nel nostro caseggiato, erano maschi. ricordo di un Diego e di un Marcello.
Di interazioni con bambine, in quei primi anni, ricordo solo queste due.
A un piano inferiore a quello dei miei nonni materni, abitava una bambina con la quale ci parlavamo attraverso i balconi. Lei mi chiamava "Dado". Anche in via D'Alviano, sul nostro stesso piano, viveva una bambina di nome Nadia, con la quale chiacchieravo sempre da un balcone all’altro. I balconi erano adiacenti, disposti ad angolo ottuso. Grazie a questa disposizione, potevo vedere l’interno della loro sala, dove la madre esercitava un lavoro strano ma affascinante. Stava seduta davanti a tavola verticale, tipo quella degli architetti, su attaccava dei piccoli ovali. Utilizzando alcuni attrezzi (fra i quali un aerografo e un phone) riproduceva su quelle base dei ritratti persone. Qualche hanno dopo ho ipotizzato che riproducesse su fotoceramiche funerarie i visi di persone defunte. Un lavoro che considero molto importante e anche bello.
Come si differenziasse una donna da noi maschi sotto i vestiti, non ne avevo alcuna idea. Mia madre era molto religiosa, pudica ed evitava di mostrarsi se non completamente vestita. Inoltre non andavamo mai al mare e quindi non vedevo mai donne o bambine per lo meno in costume da bagno.Di come fossero i membri del mio sesso ero cosciente, per esperienza diretta su di me e mio fratello. Una volta, ai giardinetti di piazza Frattini, conobbi un altro bambino. Faceva caldo e avevamo i calzoncini corti. Entrambi stavamo acquattati, come vedo fare a tutti i bambini ancora oggi alle scuole materne e alle elementari in giardino, a giocare sulla terra. Potei intravedere che anche lui era fatto come me .
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Uno scorcio di piaza Frattini anni '60, con i giardinetti al centro |
Intanto, però, fra i quattro e i cinque anni (che compii il 10 gennaio 1965) iniziavo ad apprezzare sempre più chiaramente alcune differenze estetiche fra i bambini maschi e le bambine femmine. In particolare nel viso. Trovavo quelli delle bambine più dolci. Inoltre, a casa avevamo un libro di storia contemporanea su cui c’era una fotografia che raffigurava la regina Elisabetta II d’Inghilterra a colloquio con il generale Charles de Gaulle, presidente della Francia. Nel guardare questa immagine rimanevo affascinato dalla bellezza della regina Elisabetta e la elessi a esempio di femminilità e grazia. Mi sento di dire che sia stata la prima donna per la quale abbia provato attrazione.
Nell’autunno del 1964 mia madre rimase incinta per la terza volta. Non ricordo se era diventato un mio desiderio in generale, o se quel desiderio fosse stato innescato dalla notizia della gravidanza della mamma, ma sono certo che nei mesi fra il 1964 e il 1965 espressi il desiderio di avere una sorellina. E dissi a mia madre che mi sarebbe piaciuto che le fosse stato dato il nome Elisabetta. Richiesta che fu solo in parte soddisfatta.
(riproduzione riservata - Riccardo Cervelli 2022)
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