Nel 1966 Legri è un piccolo borgo di collina molto tranquillo. Nel centro del paese ci sono un’antica chiesa (la pieve di San Severo), pochi negozi, un ristorante e diverse case vecchie. Il borgo è attraversato dal torrente Marinella. Alla fine dello spiazzo antistante un paio di negozi, il ristorante, sulla destra c’è un ponticello malandato che scavalca la Marinella e permette di arrivare a due strade sterrate, sulle quali si affacciano altre case. La prima a destra, che si affaccia con un pergolato e un pezzo di giardino sul torrente, è quella che hanno acquistato nonno Matteo e nonna Carla (abbreviativo di Carlotta, il vero nome). La nostra parte ha l’ingresso proprio sul lato dove passa sotto la Marinella. Nella parte posteriore della costruzione c’è l’ingresso di un’altra abitazione. Sul lato opposto a quello dove passa la strada, c’è un’altra porzione del nostro giardino, che si affaccia su un piccolo affluente della Marinella, e un lavatoio. La stradina su cui si sbocca dal ponte ha, sulla destra un altro caseggiato basso dove vivono altre famiglie, fra le quali quella di una bambina più grande di me. Dopo una ventina di metri, superate la nostra e queste case, la strada si biforca. A destra inizia a scendere e, dopo qualche metro, si divide ancora in due. A sinistra, invece, inizia la salita verso il Castello di Legri.
Se torniamo allo spiazzo antistante la Marinella, sulla destra (con la nostra casa bene in vista) e il ristorante sulla sinistra, vediamo che c’è un’altra strada sterrata che inizia a seguire sulla sinistra il torrente. Prima di uscire dal borgo, subito dopo il ristorante, c’è una falegnameria. Poi la strada di terra battuta, con molti sassi bianchi, sale dolcemente per un centinaio di metri con una lunga curva verso sinistra. Alla fine della curva si giunge a un bivio. Questo punto viene chiamato Buonlogo. A sinistra inizia una strada piccola che porta a una località che si chiama Collina (alla quale si può salire anche a piedi dal paese, con un sentiero che parte dalla piazza della chiesa e passa dietro il ristorante), mentre la strada principale, in realtà poco più di una mulattiera, prosegue per qualche chilometro in direzione della località di Fisciano.
Altri punti interessanti di Legri, in realtà, ci sono anche all’inizio, a qualche centinaio di metri prima di arrivare al centro del paese. Prima, sulla destra, si diparte una strada perpendicolare su cui, sulla sinistra è stato costruito un laghetto per la pesca sportiva. Poco più avanti, sulla destra, c’è una costruzione che ospita la scuola. Dalla parte opposta della strada principale (che, va detto, è una provinciale, la SP107), c’è un bosco, all’interno del quale c’è una piccola sorgente. Poi, proseguendo verso l’ingresso del centro di Legri, sulla sinistra c’è un cimitero, poi una costruzione con una cooperativa e una panetteria, quindi la casa del “pievano” (parroco). Sulla destra, invece, c’è un ponticello che passa sopra la Marinella e conduce in una bella pineta (oggi è diventato un parco pubblico).
Durante la prima estate a Legri, io e mio fratello iniziamo a fare conoscenza con qualche altro bambino. Ci sono una paio di bambine più grandi di noi, fra le quali quella che ho già citato, che in qualche modo fanno da animatrici o da baby sitter. Nostro padre è a Milano al lavoro, a curarci ci pensano la mamma e i nonni. In particolare, io ricordo di fare molte cose con la nonna, che fino al 1958 era stata maestra, ama i bambini ed è molto brava con loro. In quel periodo, io ho una bambolina che raffigura un ragazzo (tipo il Big Jim della Mattel, che uscirà qualche anno dopo). La nonna mi insegna a tagliare delle stoffe e a cucire: così riesco a fare qualche vestito per la bambolina. La nonna, inoltre, mi insegna a scrivere le lettere maiuscole a qualche parola.
Nonna Carla e Annarita |
Visto che il paese era tranquillo, le macchine che passavano erano poche, noi bambini potevamo giocare anche nello spiazzo centrale e davanti alla falegnameria. Un giorno, davanti a questa trovo una grossa scatola di cartone. Decido di fare uno scherzo ai nonni e me la metto sulla testa. Mi dirigo verso la casa salendo sul ponticello. Non mi ricordavo che le sponde erano rotte in più punti e così cado in verticale nel torrente. Ricordo ancora benissimo una delle figlie del falegname che si lancia giù per un argine del torrente, entra nell’acqua e mi tira fuori. Per fortuna non è successe niente di grave, perché il ponticello era alto al massimo un paio di metri o poco più, l’acqua era calma e profonda pochi centimetri.
Quando, nel week end veniva a trovarci il papà, e per tutto il periodo in cui lui è stato in ferie, uscivamo a fare delle passeggiate anche alla sera. Salivamo per la stradina verso Buonlogo e nel buio si vedevano centinaia di lucciole. Io e mio fratello ne catturavamo una a testa, le portavamo a casa e le mettevamo sotto due bicchieri di vetro. Alla mattina le lucciole erano sparite e al loro posto c’erano due monete. Sotto i bicchieri mettevamo anche i dentini che ci cadevano. Mi sembra che ci dicevano che di notte venivano a prenderseli dei topolini, che lasciavano anche loro delle monete.
Anche il nonno era sicuramente bravo e paziente con noi bambini, ma qualche volta l’ho visto essere più severo della nonna.
Poi è arrivata la fine della vacanza. Il giorno che dovevamo partire, la bambina che abitava di fronte alla nostra casa era molto triste. Io ho chiesto a mia mamma perché non fosse venuta a salutarci e lei mi ha spiegato che non riusciva a guardarci andare via.
Uno o due giorni dopo il rientro a Milano, io ho iniziato a sentire nostalgia della nonna. Ho iniziato a dire che volevo tornare da lei a Legri. Mio padre mi ha sollevato, mi ha appoggiato in piedi sul tavolo e mi ha detto che non dovevo essere triste, che dovevo essere contento perché tra pochi giorni avrei iniziato ad andare a scuola.
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